Il 13 luglio 2020 si è dato il via alla seconda edizione dell’avviso Campania Start-up, per la creazione e il consolidamento di start-up innovative ad alta intensità di applicazione di conoscenza, attraverso lo sviluppo di nuovi progetti, processi e servizi innovativi in coerenza con le traiettorie prioritarie della “Strategia regionale di ricerca ed innovazione per la specializzazione intelligente”. 

Una nuova opportunità che intende continuare a sostenere la competitività del tessuto imprenditoriale regionale e, inoltre, supportare le start-up innovative nel processo di revisione del proprio business model in ottica di trasformazione digitale. 

Quali sono i motivi che hanno spinto la Regione Campania ad avviare la seconda edizione? Quali risultati si spera di perseguire? Quali sono i punti innovativi rispetto al primo bando del 2017? 

Lo abbiamo chiesto all’assessore regionale Valeria Fascione, che ringraziamo per aver risposto con entusiasmo alla nostra richiesta, concedendoci parte del suo tempo nella delineazione dei punti chiave del nuovo bando “Campania Start-up 2020”.

Il 13 luglio è stato lanciato il bando Campania Start-up 2020 con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro, destinata a crescere, e con un tetto massimo di 300 mila euro per progetto. Un investimento che punta ad una nuova imprenditoria e alla valorizzazione delle competenze. Quali sono le ricadute che ti aspetti, utili al riposizionamento competitivo della Regione Campania attraverso questo grande sostegno alle start-up?

F: Grazie per questa bella domanda e grazie a voi di Medaarch che mi permettete di avere un canale diretto di comunicazione e di collegamento con tutta la vostra bella community. Ho l’opportunità di introdurvi questo nuovo strumento e di darvi qualche informazione pratica ma anche di raccontarvi quali sono le nostre aspettative e, quindi, le ragioni alla base del nostro intervento.

Questo è un bando che ha un obiettivo ambizioso, cioè quello di aiutare a creare una nuova generazione di start-up innovative e di dare, al tempo stesso, anche un supporto a quelle già costituite. Come molti di voi sanno, abbiamo già avuto uno strumento di Campania – Start up Innovativa nel 2017, che ci ha dato la possibilità di finanziare circa 120 nuove start-up, sia appena nate sia già formate. 

Un punto fondamentale, che ci tengo a sottolineare, è la possibilità di partecipazione anche per le start-up che hanno già concorso al precedente bando. I nostri bacini prioritari sono i ragazzi, gli innovatori, i ricercatori e chiunque voglia scommettere sulla propria idea di impresa.  

Abbiamo un budget di 5 milioni di euro, anche se la delibera di programmazione ne prevedeva ben 12,5 milioni. A seguito dell’emergenza sanitaria, però, abbiamo deciso di destinare parte di queste risorse al territorio e alle imprese. L’intenzione, comunque, è di poter aggiungere nuovamente ulteriori risorse a questa misura entro fine anno.  Per noi è importante avere numeri interessanti e dinamici perché, come sapete, tutti i territori vengono valutati anche in base alla dinamicità quantitativa oltre che qualitativa.

Abbiamo introdotto quest’anno un’importantissima novità che riguarda l’intensità di aiuto, prevedendo due slot:

  • un finanziamento fino al 70%, pari ad un massimo di 300 mila euro, per le imprese che hanno bisogno di macchinari, impianti, attrezzature e, in generale, un supporto più cospicuo;
  • un finanziamento fino all’85%, pari ad un massimo di 90 mila euro, per le imprese che hanno bisogno di un budget più ridotto. Solitamente questo slot ci è richiesto dalle aziende digitali, che hanno bisogno di un supporto sul mercato, sulle connessioni, sulle reti e sui rapporti con le grandi aziende.

La nostra policy è fatta di tanti strumenti: animazione scouting, sostegno alle start-up, tech transfer, internazionalizzazione, open innovation. Mi aspetto veramente una generazione di start-up ancora più smart e competitive.

Entriamo nelle logiche del bando “Campania Start-up 2020”. A quali aspetti dovranno più prestare attenzione i futuri startupper che vogliono applicare questa misura?

Il messaggio che voglio lanciare è molto chiaro: noi vogliamo imprese pronte per essere sul mercato o che hanno già sviluppato un prodotto o servizio. I progetti che saranno presentati, quindi, dovranno andare sul mercato entro 12 mesi. Inoltre, abbiamo semplificato molto il bando: ad esempio, la presentazione delle domande avviene tramite pec. 

Non c’è bisogno di preventivi ,che sono comunque importanti per avere un piano economico finanziario coerente ma non sono richiesti nella prima fase, non c’è bisogno di documenti in particolare ma solo di autodichiarazioni perché appunto vogliamo snellire e semplificare la fase iniziale. È importante che i progetti siano affidabili dal punto di vista della sostenibilità economico finanziaria, è importante che si dimostri la vicinanza al mercato e, tra i criteri di valutazione, vi rientrano le esperienze avute, eventuali brevetti e risultati di ricerche che vengono appunto portati sul mercato. 

Sono previsti anche dei punteggi aggiuntivi e premiali quando l’impresa si dichiara disponibile e interessata ad assumere un ricercatore,un addetto ai lavori, donne e giovani. Punto fondamentale è quello delle start-up che hanno ottenuto il Seal of Excellence, ovvero start-up che, in altri bandi, sono state valutate col massimo dei voti dal punto di vista tecnico ma non hanno ricevuto finanziamenti per mancanza di risorse finanziarie. Ecco, per loro effettueremo solo una valutazione amministrativa e di coerenza con la RIS, cioè con le nostre aree strategiche.  La valutazione di merito, quindi, non verrà effettuata e accederanno di diritto alla graduatoria.

Le persone che seguono i nostri redazionali, la community di Medaarch e del Centro per l’Artigianato Digitale ruotano intorno al grande calderone del manifatturiero, da designer a ricercatori in possesso di brevetti fino a giovani con nuove idee imprenditoriali. Si intravedono opportunità di connessione tra questi soggetti?

È una domanda importante anche questa e ti ringrazio perché penso che la risposta sia tutto ciò che abbiamo messo in campo in termini di open innovation. Devo dire di essere un pizzico orgogliosa di questo lavoro fatto perché la piattaforma di open innovation della Regione Campania, in questo momento, è la più performante a livello italiano: in termini di iscritti, in termini di aziende, grandi player tecnologici e non, che ci hanno affidato le loro sfide, e anche in termini di innovatori e di start-up che possono rispondere a queste sfide.

È una piattaforma che mette insieme il sistema industriale con il sistema degli innovatori e delle start-up innovative, quindi ognuno può dare il suo contributo. È una piattaforma di B2B, che crea opportunità di mercato vere, dando la possibilità alle start up di entrare in mercati molto spesso inaccessibili in termini di requisiti.

È una vetrina per gli innovatori, in quanto si possono presentare i propri prodotti e i propri servizi. Infine, ha un profilo collaborativo, rendendo possibile per i soggetti e per chi è innamorato e lavora con passione sull’innovazione di prendere un pezzo di questa piattaforma, di gestirla, di creare una propria community, di fare co-innovation, di sviluppare progetti condivisi, di usarla anche per comunicazione e la disseminazione. In questo modo la piattaforma è aperta e disponibile alla creazione di tante sotto-piattaforme che magari hanno target diversi o specifici.

In questo momento, i fattori di fragilità per le nuove imprese sono numerosi: la questione del reperimento di liquidità, la contrazione del mercato e degli investimenti. Quanto è importante il ruolo di attori come incubatori e acceleratori per sostenere questa difficile fase?

Penso che il ruolo degli incubatori e degli acceleratori sia fondamentale per lo sviluppo di un territorio. Questo ruolo importante gli è dato dalla vicinanza alle esigenze delle start-up e delle imprese e, soprattutto, dalla capacità di poter orientare loro nelle soluzioni e nelle scelte migliori. 

Dal punto di vista della liquidità, la Regione Campania ha messo in campo diversi strumenti: sono stati dati supporti di piccola portata per affiancare le imprese nel momento di emergenza. Inoltre, proprio in questo periodo è aperto un bando che ha scadenza gli inizi di agosto, anche se stiamo pensando di posticiparla ai primi di settembre: è il famoso SFIN (strumenti di finanza innovativa) per progetti più sostanziosi da 500 mila a 3 milioni di euro, dove è previsto il 35% a fondo perduto e il 45% a finanza agevolata. 

Le banche, ovviamente, hanno un ruolo importante e noi, come Regione, facciamo accordi con esse affinché, nel momento in cui lanciamo un’iniziativa, il sistema bancario si possa allineare in termini di tempistica ma anche di modulistica e di aspettativa sulla gestione dei singoli strumenti.

Il mio consiglio a tutte le imprese è di rivolgersi prima agli incubatori ed acceleratori e poi ai commercialisti, che sono comunque fondamentali per la parte pratica, agevolativa e di bilancio ma, sul capire qual è l’esigenza di una start up, in che fase si trova e qual è lo strumento più adatto per aiutarla nel completare il percorso nell’innovazione, gli incubatori e gli acceleratori hanno una sensibilità molto diretta e vicina.

Valeria, tu sei da sempre in prima linea nel presidiare i temi dell’innovazione e della nuova imprenditoria come volano di sviluppo per il nostro territorio. A che punto siamo rispetto al piano “Campania Competitiva”? Ci saranno altre attività per la promozione dell’ecosistema innovazione?

Noi siamo al termine di questo primo ciclo: è un piano di lavoro che abbiamo condiviso nel 2015 con tanti rappresentanti dell’ecosistema e abbiamo scelto insieme su cosa lavorare. Devo dire che abbiamo fatto tutto quello che ci eravamo riproposti di fare, anzi, anche qualcosa in più, perché ci siamo posti delle sfide sempre più complesse. 

Abbiamo attivato un doppio ciclo e,quindi, due edizioni dello strumento Campania in Hub, con la promozione dell’ecosistema e nuove risorse agli incubatori, acceleratori, università, centri di ricerca e a chiunque avesse a cuore il tema della scoperta imprenditoriale.

Abbiamo avviato due edizioni del bando Campania Start up sul trasferimento tecnologico; investendo 100 milioni di euro, abbiamo incluso percorsi che permettevano alle imprese di assumere ricercatori con cui erano venuti in contatto nei programmi di trasferimento tecnologico. 

 

La domanda pubblica di innovazione, a livello nazionale,  vale l’8% del PIL ed è intesa anche come leva di politica industriale. La PA, quindi, che compra innovazione  diventa più efficiente ed spinge le stesse imprese industriali a lavorare con l’innovazione. Nella nostra piattaforma di open innovation abbiamo inserito anche un percorso dedicato alle PA che vogliono comprare innovazione, secondo le nuove regole di appalti innovativi. Il mio auspicio è che la Regione Campania possa proseguire in quest’ottica, portando innovazione anche nella PA in maniera più veloce con ciò che ci permette di fare il codice degli appalti.

Nella nuova programmazione questi temi sono tutti presenti: la scoperta imprenditoriale, tutta la parte di promozione anche a livello internazionale, gli ecosistemi dell’innovazione, il digitale e la digitalizzazione. Noi di Regione Campania abbiamo un avviamento molto importante, un ecosistema connesso e tutti i presupposti per continuare a conquistare delle fette di mercato e un posizionamento competitivo in Italia e in Europa. L’augurio che io faccio alle mie start up e imprese, a Medaarch, ai centri di innovazione è di potersi connettere sempre di più  con gli altri centri di livello globale.

Guarda la video-intervista

 

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By Categories: Case Study, NotiziePublished On: 31 Luglio, 2020

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